Un vecchio assunto ricorda una grande verità: “La cucina è fatta di primi piatti”. Percorrendo l’Italia in lungo e in largo si passa dai cappelletti, alle lagane, dagli agnolotti agli gnocchi, dai pici alle pappardelle, dalle trenette agli agnolotti, dagli ndunderi alle orecchiette, dai ravioli agli scialatielli, dai cavatelli ai tortellini e chi più ne ha più ne metta. Ogni regione ha i suoi vini, i suoi formaggi, i suoi salumi, ma soprattutto le sue paste, quelle fatte in casa, a mano, al ferretto, alla chitarra. Si può tranquillamente affermare che l’elemento più marcatamente identificativo di un territorio è proprio la pasta.
Acqua e farina al Sud, dove il grano duro consente di fare a meno dell’uovo; acqua e farina di grano tenero e uova al Centro-Nord, la pasta mantiene un legame indissolubile con il “terroir” inteso alla francese come “l’insieme delle creazioni, delle pratiche, dei comportamenti e dei valori condivisi da una comunità, riconosciuti come i più rispondenti alle sue esigenze e tramandati di generazione in generazione oralmente, per assimilazione, per imitazione.” A fare la differenza concorrono poi altri elementi di distinzione di tipo naturale quali la qualità dell’acqua, il clima, l’altitudine, la ventilazione e così via. La cucina, per queste ragioni è un patrimonio di identità, un presidio di cultura, un pensiero, un atto d’amore. In sintonia con tali convincimenti abbiamo inteso orientare i nostri corsi di cucina sulla pasta fatta in casa, a mano, come storicamente è stata sempre fatta.