Furore. Qui il paese te lo devi cercare. Lo trovi a fatica, se lo trovi. Uno sparso abitato, disseminato lungo i tornanti di una strada, nascosto dietro le macerine e i pergolati, La sua caratteristica più evidente è la solarità. Il suo tratto distintivo è la bellezza. Quella intesa come promessa di felicità. L’atmosfera si sprigiona dal paesaggio dalla luce che invade ogni cosa. Un museo a cielo aperto, lontano dalle tangenziali, dalle circumvallazioni, dai raccordi anulari. Chi arriva qui può cogliere il senso vero del fluire delle stagioni, capire il corretto rapporto fra uomo e natura. Qui l’accoglienza cordiale ha un sapore antico. Su queste balze dirupanti verso il mare le case, come auspicava Wright, non sono sulla, ma della collina. Le appartengono. Collina e casa vivono all’unisono, ciascuna delle due più felice per merito dell’altra. Una notte lontana, sulla soglia di un sogno cullato dalle onde, giunse qui il Seminatore di Stelle. Si affacciò e vide una montagna dal profilo scosceso, tutta intenta ad amoreggiare col mare che le baciava i piedi. Talmente innamorata da ferirsi e aprire in se una crepa profonda. Il mare non tardò a penetrarla e a fecondarla. Il Seminatore di Stelle guardò questo idillio con tenerezza, fino a commuoversi e a lasciar cadere una manciata dei suoi gioielli di luce su quelle pendici arse dal sole. Lì dove caddero le stelle spuntarono case, terrazze, giardini. E vi si stabilirono uomini e donne innamorati della vita che diedero vita a Furore: “ il paese che non c’è”.
Dopo tanto tempo in questo paese incantato nulla è cambiato, tutto è rimasto come allora, finchè un’altra stella è caduta sulla montagna innamorata. Questa stella si è specchiata in quel mare che fu la culla di Ulisse e ha gridato al mondo: “Qui puoi!” Puoi giocare, rilassarti, emozionarti. Puoi stupirti, divertirti. Puoi apprendere, imparare. Ma puoi anche dimenticare. Puoi fare e puoi non fare tutto quello che ti pare.
Erri De Luca