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Tu che vieni da lontano

la Terra Furoris, aggrappata alla rupe “discoscesa, sopra l’onde pendente

Ci sono luoghi che potremmo definire anarchici, per i quali nessuna regola vale. Uno di questi è il Fiordo di Furore. Un nome capace di evocare già da solo un territorio straordinario: la Terra Furoris, aggrappata alla rupe “discoscesa, sopra l’onde pendente.”
Fenditura selvaggia, nascosta, il mare la penetra, s’incurva, brontola, quasi imbronciato. Freccia confitta nel disegno aspro della costa. Rupi a precipizio. Il borgo inchiodato alla parete di roccia.
S’alza in volo il falco a cercare il sole. Urlano le Janare, il loro grido si fa canzone, dolce melodia ad accompagnare le danze di leggiadre fanciulle sotto il noce nella piccola cala. Salta l’acqua di pozzo in pozzo, gira la ruota del mulino. Divorzia il gozzo dalla rena a inseguire sogni di pesca miracolosa. L’abituro culla il sonno del mugnaio stracco, la schiena spezzata dall’andirivieni, su e giù per l’irto sentiero, sacchi di farina in spalla.
L’alcova di Nannarella e Roberto attende ancora, ormai invano, il ritorno dei due innamorati. Corvi, capre, volpi dalle lunghe code spiano dalle creste rupestri. Parlano le erbe sapienti: raccontano la storia del lupo e dell’agnello, del rio perduto e poi ritrovato. Una luce quieta e soave sale dal mare. S’illumina la pallida roccia, quasi a indorarsi. Esplode l’ansia di perdersi nel vuoto,di librarsi in volo a inseguire gabbiani e falchi e corvi e fagiani. Un nugolo di pipistrelli volteggia al tramonto nell’aspro crepaccio. Consegnano al gufo e alla civetta la notte incipiente.
Tu che vieni da lontano, senti l’eco del canto della Cicala, calare giù dal “paese che non c’è”, o meglio, che vive altrove, mille gradini più su. Poche case, sparse fra vigneti ed orti, gironi e tornanti. L’antico borgo Casanova alla contrada del Ciuccio.

Effigiato in posizione eretta simboleggia la fecondità. Sant’Agnello, malandrino, segna la contrada della Gatta. La Cicala, infine, richiama la spiritualità, l’aldilà, la vita dopo la morte.
Fattela raccontare da Pietro, il pescatore, la notte del mistero, fra pestilenza, alluvioni e frane devastanti: i tre santi protettori rinnegati, espulsi dalle chiese, giustiziati per direttissima. Furia iconoclasta: Santo Jaco nascosto nella casa di Umberto il sacrestano, San Michele scaraventato giù dalla rupe, Il sangue di sant’Elia sfracellatosi sugli scogli aguzzi della Portella. La pedata del diavolo in fuga, maledicente.
Ascoltalo il narrator cortese che inneggia a Meco del Sacco, eretico profeta dell’amore libero. Lontana la città del lungo esilio, azzurro il cielo, il mare solcato da mille velieri. In quest’angolo incantato “Qui puoi!” è un’esortazione intrigante, non un’utopia.
Qui il desiderio d’amore è sogno, non è peccato.

Raffaele Ferraioli

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