In napoletano è chiamato “accio”, vocabolo derivante dal latino “ apium” e che conferma la regola fonetica che vede la “p” seguita da due vocali trasformarsi in doppia “ c” come da sapio a saccio, da sepia a seccia. Spesso viene femminilizzato in ‘ a laccia.
Stiamo parlando del sedano, il “ re dell’ orto”, considerato fin dai tempi più antichi il più potente degli afrodisiaci, come è confermato dall’ adagio qui di seguito riportato:
“Diciam la verità se l’ uom sapesse
di quale ardore il sedano lo dota,
nel suo giardin ne produrebbe messe.
E se per caso a donna fosse nota
la carica che il sedano dà all’ uomo.
lo cercherebbe da Palermo a Como,
Che dire dei Romani e dei Sanniti.
lo usaron per la cura dei cavalli
e poi per render duri i propri falli.”
Il sedano, termine derivante dal greco “Selinon”, per gli Ellenici era una pianta sacra e veniva effigiata sulle monete della città sicula di Selinunte, importante centro di produzione e commercializzazione di questo ortaggio.
Ippocrate soleva ripetere :” Il sedano sia il vostro alimento!”
Plinio riferisce che i Greci si astenevano dall’ usarlo in cucina perché ritenevano che fosse un sacrilegio verso una pianta tanto preziosa.
Lo stesso Omero gli attribuisce proprietà divine. Achille, infatti, grazie al sedano guarisce il proprio cavallo.
Gli antichi Romani lo prediligevano a tavola e lo usavano anche per comporre corone per i commensali e tenerli lontani dall’ebbrezza alcolica.
Durante tutto il Medioevo le sue virtù terapeutiche furono universalmente riconosciute. Nel 400 Michele Savonarola sconsigliava di mangiarlo alle donne che volevano conservarsi caste, onde evitare di essere istigate al coito.
Nel 700 in Francia il sedano fu largamente usato come stimolante erotico. Pare che Madame Pompadour lo usasse contro la sua frigidità, per accrescere la libidine e la sensualità.
Il famoso gastronomo Grimod de la Reyniere scriveva : “ Non si può nascondere che il sedano sia una pianta…”