Spesso saltavano il pranzo per colpa di lei che si alzava tardissimo e prime delle due pomeridiane non andava in scena. Continuava a dire che prima di quell’ora non era possibile operare: “Ah Robè, e nun lo sai che fino a ‘na cert’ora ho le rughe? E che vuoi l’arte di mattina?”. E così finivano tardi le riprese e salivano su in paese a cenare presso la Trattoria Bacco.
Anna amava molto la pasta e quella fatta in casa da Nonna Letizia la faceva impazzire.
Non riusciva a rinunciare a un bel primo piatto, ma la linea? E così, dopo averlo ordinato, si pentiva e correva dietro al cameriere, nonno Andrea, raccomandandogli: “A me, mezza porzione”.
Questa frase era diventata talmente abituale che Roberto la usava per “sfruculiarla” tutte le volte che qualcosa non andava bene: “Nannarè, mezza porzione!”
Quando i due innamorati si portavano dietro l’amico Federico Fellini non si poteva sfuggire a una sua ben nota fisima: iniziare la cena con qualche scaglia – lui amava chiamarla “scheggina” di formaggio Parmigiano o, in mancanza, di Provolone del Monaco, che arrivava a tavola addirittura prima delle posate e dei tovaglioli. Un vero e proprio rito al quale il grande regista riminese, venuto a interpretare la parte del falso San Giuseppe che seduce la Mariuccia, non sapeva rinunciare.
A proposito di seduzione va ricordato che il fiasco impagliato, contenente il vino rosso “galeotto” di Furore, ripetutamente offerto alla mentecatta fino a ubriacarla e a possederla, era stato preso dal tavolo della Trattoria e portato in scena. Esso è conservato come una reliquia nella cambusa del Ristorante Bacco.
Queste e altre storie saranno ricordate nel corso della cena di mercoledì 15 maggio prossimo dedicata a Nannarella presso il ristorante Bacco di Furore, con un menù-degustazione particolarmente interessante.